La Dichiarazione di guerra all’industria

1998-2013. 15 anni di autoproduzione

1998
Fondazione di AtelierFORTE
Il 13 marzo del 1998 Duilio Forte fonda AtelierFORTE nell’attuale sede di via Corelli a Milano.

2001
300000 – Handicraft Design
Duilio Forte e Stefano Reboli organizzano 300000 – Handicraft Design, una mostra di oggetti e complementi d’arredo realizzati a mano dagli stessi designer.
“La mostra si propone di rendere visibile l’attività progettuale e realizzativa del design autocostruito diffusa in tutto il mondo. Cresce infatti il numero di designer che realizzano in prima persona i loro progetti con l’intento di distinguerli da quelli proposti dal design industriale e istituzionale per un maggiore contenuto di innovazione.” Aprile 2001

2002
300000 – Handicraft Design
Animal House. Realizzate una casa per il vostro animale preferito.
“L’opera deve essere attinente al tema della mostra e deve essere realizzata a mano dallo stesso designer o con l’aiuto di artigiani.”

2003-2006
Desart I, Desart II, Desart III, Desart IV
Per quattro anni Duilio Forte e Stefano Reboli organizzano Desart, una mostra di design artistico.
“Sono invitati a partecipare quei designer che si preoccupano di creare oggetti insoliti. La mostra intende promuovere quei comportamenti che più si avvicinano all’arte e più si allontanano dalle problematiche della produzione seriale. La mostra accetta tutte le tecniche e tecnologie valutando esclusivamente il risultato della loro applicazione.” Aprile 2003

2007
Huginn & Muninn
Mostra di installazioni, sculture, design. Viene presentata la serie Armi bianche, sculture in acciaio ispirate ai manufatti realizzati dagli gnomi nella mitologia norrena.

2008
StugaProjectFuoriSalone
AtelierFORTE organizza un workshop di architettura durante il quale viene realizzata la sauna Sleipnir Bastu.

2009
Manifesto ArkiZoic
Il 12 febbraio 2009 Duilio Forte redige il Manifesto ArkiZoic, una sintesi di regole progettuali ispirate all’evoluzione naturale.

2010
La Dichiarazione di guerra all’industria
In occasione del Fuorisalone AtelierFORTE lancia la propria Dichiarazione di guerra all’industria.
Nel giardino dell’atelier viene costruito lo Sleipnir Armatus e in Triennale Bovisa lo Sleipnir Trebuchet, un trabucco in legno alto 13 metri.
“L’industria da anni si fregia di meriti artistici che non le sono propri.
Il disegno industriale sta uccidendo il disegno artistico e la serialità prodotta congela l’evoluzione dell’arte. AtelierFORTE, secondo i principi del Manifesto ArkiZoic, accetterà la resa dell’industria alle seguenti condizioni:
1) LIBERAZIONE DEI TERRITORI DELL’ARTE
2) RINUNCIA AI MASCHERAMENTI ARTISTICI
3) AFFRANCAMENTO DEI DISEGNATORI DALLA SERVITU’” Aprile 2010

2011
La Dichiarazione di guerra all’industria – L’avanzata del Mammut
La nuova arma utilizzata nella guerra all’industria è Mammuthus Belli, un mammut in legno e acciaio alto 10 metri, costruito durante il workshop Design Royale.
“Nel 2010 AtelierFORTE dichiarava guerra all’industria, per ristabilire il primato dell’arte, del bello e della vita. Da allora ogni attività intrapresa è stata una tappa di avvicinamento verso il compiersi degli avvenimenti odierni, una lunga marcia che sfocia nell’avanzata di Mammuthus Belli.” Aprile 2011

2012
La Dichiarazione di guerra all’industria – Il Volo dei Corvi
I Corvi HugMun invadono Milano: sono mobili-scultura ispirati dai corvi di Odino
“Nel 2010 AtelierFORTE ha dichiarato guerra all’industria. L’industria da anni si fregia di meriti artistici che non le sono propri e produce rifiuti senza plusvalore, oggetti spazzatura ricoperti di marketing. Nel 2012 AtelierFORTE lancia altre forme ArkiZoic nella sua guerra contro l’industria: i Corvi.” Aprile 2012

2013
La Dichiarazione di guerra all’industria – …
Duilio Forte entra nel comitato direttivo di Milano Makers.
AtelierFORTE sottoscrive le parole di Alessando Mendini nella presentazione della mostra Bla Bla. Discorso virtuale fra i Makers.
“L’attività del designer-maker consiste allora nella radicalizzazione di tre ipotesi.
Primo, che l’oggetto evento sia assieme usabile e contemplabile, alla pari.
Secondo, che l’oggetto vada inteso come monade puntuale all’interno di una nebulosa tecno-estetica che lo comprende.
Terzo, che questa fenomenologia sia destinata nella sua globalità a risolvere l’obbiettivo utopico di un lavoro socialmente perfetto.” Gennaio 2013